Basta bugie negli ospedali, si rispetti la dignita’ dell’ ammalato. Attenzione anche sulla gestione dell’assistenza domiciliare integrata
Per quanto riguarda i farmaci “personali”, seppur si è ricoverati in ospedale, occorre portarli da casa.
Bisogna autogestirsi, fanno sapere dagli ospedali cittadini: per quei farmaci che non hanno niente a che fare con le cure per le quali un soggetto viene ricoverato l’ospedale non garantisce la cosiddetta “continuità assistenziale”.
Niente di più falso.
Il coordinatore del tavolo di controllo e qualità del Comune di Palermo, Gabriele Montera, facente parte della cabina di regia del comitato per i diritti delle persone con disabilità, nonché presidente nazionale dell’ associazione unalottaxlavita onlus, che proprio in Palermo ha sede operativa, mette nero su bianco, scrive agli ordini preposti e si rivolge alla magistratura con un esposto denuncia.
Non si può risparmiare sulle spalle della povera gente, la politica non deve ricordarsi delle strutture sanitarie solo in prossimità delle campagne elettorali.
La presidenza della regione, gli assessori del ramo ed i direttori generali delle ASP ascoltino il grido silenzioso dei pazienti. Essere in condizioni di disabilità, momentanea o cronica che sia, non è una scelta ma una condizione.
Basta bugie: è tempo di ridare agli ammalati dignità. Riaccendiamo la speranza a Palermo perché una nuova alba è ancora possibile. Vero è che non esiste una normativa specifica, ma la regola generale alla quale ogni struttura del Servizio Sanitario Nazionale deve attenersi è quella della cosiddetta “continuità assistenziale”.
Tale consuetudine è parte integrante degli standard internazionali degli ospedali facenti parte della Joint Commission, che è l’ente americano che accredita le strutture sanitarie di eccellenza in tutto il mondo.
La continuità assistenziale prevede che il paziente, quando viene ricoverato in un ospedale, debba essere messo in grado di continuare la terapia che abitualmente riceve a casa propria e che la struttura provveda al reperimento e alla somministrazione, attraverso la farmacia dell’ente, di tutti i farmaci necessari.
Da qui la necessità di prestare attenzione all’ assistenza domiciliare, troppe pratiche chiuse frettolosamente e troppi servizi posti al limite della fattibilità .
Dopo una dimissione ospedaliera occorre, se necessario, un’ assistenza a casa di personale medico e paramedico competente ed adeguato alle singole patologie. Il mio no ai Don Chisciotte della Mancia messi a regime per fare cassa, sulla malattia non si possono tagliare fondi né offrire servizi a contagocce.
Basta ammalati di serie A ed ammalati di serie B: il Paziente ha diritto di essere assistito e curato con premura ed attenzione, nel rispetto della dignità umana indipendentemente dal proprio reddito o dall’ amico potente di turno.
Sulla base di ciò, il coordinatore Montera punta il dito su Palermo e scrive una lettera al Presidente Schifani e all’Assessore Volo, inviando per conoscenza una copia anche ai direttori generali Walter Messina per il P.O. “Civico”, Roberto Colletti per il P.O. “Villa Sofia – Cervello”, Grazia Furnari per il P.O. “Policlinico”.
La richiesta è quella di aprire un tavolo istituzionale, regione-comune-asp-associazioni affinché vengano garantiti i farmaci e le cure con l giusto personale a tutti i pazienti, sia ricoverati che gestiti a domicilio, indipendentemente dalla condizione economica o dalla vicinanza dell’ amico potente di turno; l’auspicio è che la magistratura indaghi e, qualora vi fossero elementi discriminatori o peggio ancora di mancata assistenza, tali episodi vengano adeguatamente puniti.
Il Montera, in conclusione, chiosa dicendo che, se ciò non dovesse bastare a ripristinare le giuste metodologie ed i corretti modi gestionali , unalottaxlavita Onlus, l’associazione che vede in lui il reggente della presidenza, è pronta a scendere in piazza.






